L’emergenza climatica richiede un impegno della politica e una concezione non predatoria dell’economia, per indifferibili cambiamenti di sistema.
Assieme ai piani di azione globali contano sempre più le scelte locali, i comportamenti individuali e le iniziative che coniugano salvaguardia della natura e conservazione della biodiversità con il rispetto delle differenze umane e l’inclusione sociale e lavorativa, comprese le persone a "complessa occupabilità".
La diversità di queste persone può essere valorizzata favorendo il loro apporto nella gestione dei beni comuni, in primis l’ambiente, per finalità di pubblico interesse, soprattutto quando il mondo ordinario del lavoro le esclude, causando esponenziale inoccupazione-disoccupazione.
La cooperazione sociale e le organizzazioni del terzo settore possono consentire forme di impiego che vanno oltre le figure contrattuali tipizzate, integrando il sociale con l’ecologico e dimostrando concretamente che “si può fare” economia inclusiva con l’operosità di tutti, senza lasciare indietro nessuno.