Gentili lettori, gentili lettrici,
“Passeggiate” e “passeggiare” come metafora dello star bene, abbastanza a proprio agio. Per andar fuori a passeggiare bisogna pur averne l’ntenzione e quindi con sé e per sé disposti ad incontrare il mondo. Si dice dopo un periodo di fermo: “Non vedo l’ora di uscire!” Cose banali che, se non sono più fatte, sono segno di disagio e decandenza: per uscire bisogna minimamente curarsi e vestirsi cercando di essere presentabile; bisogna pur affrontare strade, sentieri, persone, piante che ci richiamano, il cielo che ci assorbe, la luce che ci incanta. Bisogna essere aperti a farsi prendere dalla sorpresa del giorno, ogni volta che si esce. E se si esce, il corpo in qualche modo funziona accompagnando, dialogicamente intrecciato, lo scorrere dei pensieri. Uscire perché ogni volta c’è un angolo di ristoro per sospendere gli affanni, anche. Ma anche per avere il piacere di andare o tornare in comunità, segni di vita e storie.
Buona lettura all’ombra di… o seduti comodamente… (scegliete voi!).
Francesco Caggio