Interventi educativi 3/2016 - Il paesaggio

Conversazioni sulla cura

Caggio Francesco

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GENTILI LETTRICI, GENTILI LETTORI,

alle parole di Andrea Zanzotto di «Per un trauma di cui s’ignora la natura», ho voluto contrapporre intenzionalmente quelle di Jean Giono quelle su «L’uomo che piantava alberi» rispondendo all’analisi critica dell’uno, con la speranza dell’altro.
Così risponde A. Zanzotto a chi lo intervista:
«Eh sì, la sacralizzazione della natura, che non può rispondere, ma in realtà fa come se rispondesse. Con la sua bellezza…Adesso tutto quel mondo è scomparso. Per interessi miseri, meschini». E cosi continua: «Sono in questo momento in mezzo a una polemica. Ho rotto con il sindaco perché invece di frenare questa continua crescita, l’ha accentuata. C’è stato proprio il crac reale quando ha preso di mira, per costruire un palazzetto sportivo, l’ultimo pezzo di verde».
E precisa: «Lo scopo è quello di formare giovani non in base a un ideale umano, normale, ma fare che siano macchine che sentano il bisogno di produrre in un modo o nell’altro. È vero che ci sono anche brave persone, non è detto che tutti siano assatanati, ma l’insieme è quello».
Forse bisogna rompere più spesso con i sindaci o forse andare oltre e chiamarli dopo. La volontà fertile e costruttiva dei singoli soggetti che fanno comunità per lasciare ciò che non è nostro e che ci è stato donato può essere più fiorente e creativa delle Commissioni per il Paesaggio.
Jean Giono ci ricorda: «Arrivato dove desiderava, cominciò a piantare la sua asta di ferro in terra. Faceva così un buco nel quale depositava una ghianda, dopo di che turava il nuovo buco. Piantava querce. Gli domandai se quella terra gli apparteneva. Non gli interessava conoscerne i proprietari. Piantò così le cento ghiande con estrema cura». E ancora «Le querce del 1910 avevano adesso dieci anni ed erano più alte di me e di lui. Lo spettacolo era impressionante … gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione».

L’uomo si chiamava Elzéard Bouffier.
«Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna avere la fortuna di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l’idea che la dirige è di una generosità senza pari, se con assoluta certezza non ha mai ricercato ricompensa e per di più ha lasciato nel mondo tracce visibili, ci troviamo allora, senza rischio d’errore, di fronte a una personalità indimenticabile».
È sempre J, Giono che parla. Non c’è alcun commento da fare. Che ci aiuti per l’oggi e se possibile anche per il domani.

BUONA LETTURA,

Francesco Caggio

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Info supporto

114

ISBN

2499-1481

Anno pubblicazione

2016

Editore

Homeless Book