Gentili lettrici, gentili lettori,
mi ha colpito, rileggendo gli Scritti di Mark Rothko durante la preparazione di questo numero quanto dice rispetto alla vita di un dipinto:
«Il dipinto non può vivere nell’isolamento. Ha bisogno dello sguardo di un osservatore sensibile per potersi ridestare e sviluppare. Senza quello sguardo il dipinto muore. Ogni volta che ci si congeda da un’opera e la si consegna al mondo si compie un gesto rischioso o spietato. Quante volte il nostro dipinto sarà irrimediabilmente offeso dallo sguardo volgare…».
Non solo un dipinto ha bisogno di uno sguardo sensibile, anche il mondo che ci circonda: dalle margheritine di campo che si vanno aprendo ora, alle persone più care che ci sono vicine. Forse il mondo vive perché visto, guardato, osservato, ammirato, esaminato, scrutato; ogni cosa prende vita se presa, colta, accarezzata in e da uno sguardo partecipe ed empatico; forse guardare è permettere a qualcosa di esistere.
Non a caso si dice che il bambino si riconosce nello sguardo della madre.
Allora se il mondo è ammirato, scrutato è anche riconosciuto e quindi ravvivato, portandolo quindi ad amorevole cura, anche quando lo sguardo è perplesso, critico e diffidente: ma intanto il mondo è guardato e questo lo tiene in vita.
Non ci resta quindi che alzare più spesso gli occhi evitando quell’offesa al mondo che è uno sguardo volgare perché incautamente non interessato a prendersene cura; per curare qualcuno o qualcosa bisogna pur guardarlo o guardarla e spesso con occhi intenti. Forse questo vale anche per un albero, di cui potremmo accorgerci della sofferenza nel crescere per raggiungere il cielo o della sua indicibile potenza fra terra e cielo.
BUONA LETTURA,
Francesco Caggio