Gentili Lettrici, Gentili Lettori
C’era una volta una donna che si rammaricava spesso di non aver potuto studiare. Era arrivata molto bene all’avviamento, ma il padre e i fratelli, pur avendo fatto la Resistenza, non ritennero che una donna dovesse mai studiare.
Quando Ella divenne madre di molti bambini comprò per loro, ma forse anche per Lei che la sera leggeva tanto e di tutto mentre i piccoli erano nei loro lettini, un’intera biblioteca fatta di duecento volumi rilegati; erano e sono di un bellissimo verde con diversi loghi calligrafici a secondo che si tratti di teatro, di letteratura, di saggi; i libri avevano e hanno un formato agevole e leggibile.
Erano irresistibili per tutto quello che ribolliva dentro di loro pur essendo immobili e composti e in fila! Come potevano essere e rimanere così silenti ed enigmatici se dentro accadeva di tutto e c’era il mondo e anche altri e diversi mondi?
Non rimaneva che aprirli; così fece uno dei suoi figli che li lesse tutti fra gli otto e i quindici anni.
Il figlio ora non ricorda quasi nulla più dei testi di Turgenev, Tolstoij, Calderon de la Barca, Quevedo, Lamartine, De Maistre, Cervantes, Eschilo, Percoto, Pellico….che leggeva uno dietro l’altro.
Ricorda e forse sa che il mondo è fatto di sfere fatte di fantasia, immaginazione, creatività e avventura e che esse si aprono una dentro l’altra; vagano anche attraendosi fra loro nutrendosi reciprocamente; sono di diversa e caleidoscopica consistenza e natura, sono comprimibili e allo stesso tempo infinitamente ampliabili coprendo lo spazio che sarebbe privo di vita e di vite.
Sa che il mondo è pensabile al di là e oltre i suoi orizzonti che a volte appaiono ristretti se non fosse che può sempre pensare di vivere in una commedia, in una tragedia o in un racconto breve e forse in un romanzo; comunque sia, sa che sta vivendo e nello stesso tempo scrivendo la propria storia, che non è la sola storia al mondo e che è il personaggio di altre, contemporanee e molteplici storie di altri.
E tutto questo è gioco e allo stesso tempo sogno e difesa dall’idea del vuoto e della morte.
Anche perché sta ancora cercando la facciata fatta di fauni, sirene e festoni di uno di quei libri: dove mai sarà? E c’è davvero? Certamente in una città anseatica, forse. Chissà.
Morirà quando la troverà improvvisamente davanti ai suoi occhi entrando nel racconto fiabesco che lo affascinò a suo tempo?
Per questo vale la pena aprire sempre le pagine di un libro; ci danno un‘altra prospettiva salvandoci dal credere di essere al centro del solo proprio mondo, ristretto davvero a questo punto e senza possibilità di reinventarlo, ogni giorno un po’.
La signora di questa storia si chiamava Noemi e per un gesto di rivolta ha lasciato in eredità rivoli di rivolta contro la banalità dei giorni che il figlio, diventato adulto, consegnerà ad altri.
E questo continua la storia del poter pensare altrimenti e oltre.
Buona lettura: lasciate che le pagine chiuse e intonse vi richiamino, se lo sono -chiuse e intonse- è perché vogliono essere aperte affinché vi perdiate per ritrovarvi diversi, poi.
Un saluto fra un romanzo e l’altro (anche questo è divertente assai).
Francesco Caggio