CARE LETTRICI, CARI LETTORI,
con il numero che ricevete oggi si completa il primo anno di attività della rivista e, per tutti quelli di voi che l’hanno seguita sin dal suo inizio, il primo anno di abbonamento.
Come avrete notato, nella successione dei diversi numeri la rivista si è venuta arricchendo di contributi e di articolazioni di temi; con questo, io credo, rispondendo al suo primo scopo, che era quello di creare un luogo di incontro e di scambio tra saperi diversi e tra sguardi diversi intorno a quella modalità particolare dell’umano e dell’incontro degli uni con gli altri che è il lavoro della cura.
Funzione scientifica, in quanto richiedente ed insieme fondante sapere, ma anche funzione etica, in quanto costitutiva dell’essere insieme nel mondo, che è, alla fine, mondo della Cura: dei nuovi nati, di quelli resi fragili e bisognosi dall’età, di chi, per aver preso vie divergenti di sviluppo, si è chiuso in strade dalle quali non è facile uscire da soli; di tutti e di ciascuno, in quanto titolari di un progetto di vita e di desiderio, che non può cercare la sua realizzazione se non nel mondo condiviso con gli altri.
Funzione etica nel contenuto, ma anche nello strumento, che è richiamato nel sottotitolo: in tempi in cui sempre più difficili si fanno l’incontro, la condivisione, la parola ed il suo ascolto, la conversazione, che non è vuoto cicaleccio, né aulica ed ampollosa autoaffermazione sul pensiero degli altri, la conversazione dicevo assume un ruolo fortemente etico, e chiede di essere ospitata in un luogo, come la rivista ha cercato di essere, di confronto e di impegno: insieme mio, di chi la costruisce scrivendo e di chi leggendola la fa sua.
Conoscete, per averli letti, i temi intorno cui si è articolato il lavoro di questo primo anno; il 2016 vedrà proposti altri quattro grandi campi di costruzione degli interventi educativi e della cura, che saranno gli anziani, la memoria, il paesaggio e le arti.
Spero tutti voi vogliate condividere come abbonati anche questo nuovo tratto di strada, e seguire la rivista nel prossimo anno; forse anche contribuendo a costruirla, ed a farla essere, diffondendola fra un numero sempre più grande di lettori, quel che essere vuole: uno spazio sempre più aperto e popolato, in cui persone che condividono comuni responsabilità possano liberamente parlarsi.
Con questo auspicio, e con la speranza di continuare ad incontrarvi nel prossimo anno auguro a ciascuno di voi un buon lavoro, e giorni sereni.
Francesco Caggio