GENTILI LETTRICI, GENTILI LETTORI,
Ovidio, Metamorfosi
III, 339-511, passim.
Famoso nelle città beote, Tiresia dava,
su richiesta del popolo, responsi ineccepibili:
la prima a sperimentare la verità delle sue profezie
fu Liriope dagli occhi azzurri, che un tempo il fiume Cefiso
avvolse nelle sue correnti sinuose e, imprigionata
nell’acqua, le fece violenza. La ninfa bellissima
partorì un bambino, già subito oggetto d’amore,
e lo chiamò Narciso. Il profeta, interrogato
se sarebbe vissuto fino a una lunga vecchiaia,
rispose: «Si, purché non conosca se stesso».
C’era una fonte pura, splendida di acque argentee,
…
qui il ragazzo, sfinito dalla caccia appassionata e dalla calura,
si sdraiò, affascinato dal luogo e dalla fonte,
e, mentre cerca di calmare la sete, un’altra sete
crebbe in lui mentre beve: rapito dalla dolcissima immagine
vista, ama una speranza incorporea e scambia per corpo
l’acqua: stupisce di se stesso e rimane immobile e impassibile
come una statua scolpita nel marmo di Paro.
…
L’ultimo grido di lui fu, guardando nell’acqua consueta:
«Ahimé, ragazzo inutilmente amato!», ed il luogo
gli ripetè le parole, e al suo «Addio!» disse «Addio!» anche Eco.
Poggiò il capo sfinito sull’erba verde
e la morte chiuse gli occhi ammirati della bellezza del loro padrone.
CORDIALI SALUTI E BUONA LETTURA,
FRANCESCO CAGGIO